Orario di lavoro: la riduzione necessita del consenso esplicito del lavoratore
Corte di Cassazione, sentenza n. 16089 del 2014.
Nell'ambito di un contratto di appalto per i servizi di pulizia di un Comune, una nuova società subentrava alla precedente. La nuova titolare del contratto di appalto stipulava un accordo collettivo che prevedeva una riduzione dell’orario di rispetto a quello osservato nel rapporto con l'antecedente appaltatore. I lavoratori impegnati nei servizi dell'appalto venivano assunti con comunicazioni indicanti le diminuzioni di orario di lavoro.
Alcuni lavoratori proponevano ricorso contro il datore di lavoro per l'accertamento del diritto al mantenimento dell'orario di lavoro che veniva applicato dal precedente datore di lavoro.
La Corte di Cassazione, investita della controversia, ha ribadito il proprio orientamento secondo cui cui la regola per cui i contratti o gli accordi collettivi aziendali sono applicabili a tutti i lavoratori dell'azienda, ancorché non iscritti alle organizzazioni sindacali stipulanti, non vale nell'ipotesi di trasformazione del rapporto di lavoro subordinato a tempo pieno in rapporto a tempo parziale disciplinata dall'articolo 5 del d.lgs. 61/2000. Tale trasformazione non può avvenire a seguito di determinazione unilaterale del datore di lavoro, ma necessita in ogni caso del consenso scritto del lavoratore, il cui rifiuto della trasformazione del rapporto non costituisce giustificato motivo di licenziamento.
Nella ipotesi della riduzione dell'orario di lavoro, secondo la Corte di Cassazione, non può applicarsi il principio secondo cui l'adesione degli interessati, iscritti o non iscritti alle associazioni stipulanti, ad un contratto o accordo collettivo può essere non solo esplicita, ma anche implicita, come accade quando possa desumersi da fatti concludenti. In tale caso, affinché un contratto o un accordo collettivo possa considerarsi implicitamente accettato dai lavoratori è necessario che la manifestazione di volontà sia espressa in modo inequivocabile.
La Suprema Corte ha, quindi, cassato la sentenza della Corte di Appello ed ha stabilito il seguente principio di diritto: la trasformazione del rapporto di lavoro subordinato a tempo pieno in rapporto a tempo parziale non può avvenire a seguito di determinazione unilaterale del datore di lavoro, ma necessita in ogni caso del consenso scritto del lavoratore.
28/07/2014