Ipoacusia: riconoscimento della malattia professionale. Vittoria in Tribunale per lo Studio Legale Carozza.
Tribunale di Napoli Nord, sentenza 837 del 2018.
Il soggetto interessato è un lavoratore di una società con sede a Marcianise attiva nella produzione di ripetitori per telefonini. Il medesimo è impegnato con mansioni di capoturno dell’aerea imballaggi e spedizioni.
Il lavoratore è sempre stato impiegato in un capannone di 200 metri quadrati con finestre che non si aprono dove l’area produzione e l’area di imballaggio non sono separate.
Durante l’orario di lavoro gli addetti alla produzione fanno uso continuo di pistole sparachiodi necessarie ad assemblare casse di legno dove vengono riposti i ripetitori o i materiali accessori agli stessi.
L’usto ininterrotto delle pistole sparachiodi produce un rumore costante.
Il lavoratore interessato non è mai stato dotato di cuffie adeguate che lo riparassero dal rumore. Egli, inoltre, svolgendo compiti di capoturno, deve continuamente impartire indicazioni ed ascoltare le frasi degli altri operai per cui è costretto a svestirsi delle sia pur insuffcienti cuffie.
Il lavoratore, in ragione della persistente esposizione al rumore, ha contratto una rilevante ipoacusia sensoriale.
Il medesimo, con l’assistenza del Patronato INAS CISL di Caserta, ha avanzato richiesta all’INAIL di riconoscimento della malattia professionale.
L’INAIL, però, non ha offerto alcun riscontro alla domanda del lavoratore.
Quest'ultimo è stato, dunque, affidato alle cure dell’avvocato Domenico Carozza.
E’ stato proposto ricorso giudiziario con cui sono state descritte le condizioni di lavoro ed i compiti dell’interessato. E’ stata indicata la patologia di ipoacusia con il suffragio da copiosa documentazione medica. E’ stato chiesto, pertanto, al Tribunale di accertare la malattia cui il lavoratore è affetto, dichiararne la natura professionale e condannare l’INAIL al pagamento della rendita permanente.
Intraurato il giudizio presso il Tribunale di Napoli Nord, il Giudice del lavoro ha interrogato i testimoni indicati dal lavoratore che hanno convalidato la rappresentazione dei luoghi di produzione proposta e le mansioni eseguite dall’interessato. In particolare, l’istruttoria ha confermato che il lavoratore è sempre stato addetto all’interno di un capannone senza barriere di isolamento acustico dove le macchine sparachiodi realizzano un incessante fragore oltre i limiti di tolleranza. I testimoni hanno ribadito anche la poca protezione offerta dalle cuffie in dotazione e che proprio l’interessato doveva di continuo privarsene per dialogare con i colleghi cui impartire direttive ed indicazioni nella sua qualità di capoturno.
Il Giudice del Lavoro ha nominato, allora, un Consulente Tecnico di Ufficio. Il medico incaricato ha riscontrato pienamente la ipoacusia lamentata dal lavoratore ed ha determinato in capo allo stesso un danno biologico in misura ben superiore al 16%.
Il Tribunale di Napoli Nord ha, quindi, condannato l’INAIL a corrispondere al lavoratore l'indennizzo in forma di rendita permanente a far data dalla domanda amministrativa.
10 aprile 2018